L’immobiliare di fascia alta conquista gli investitori statunitensi grazie all’euro debole

A novembre, Lisa Suydam ha avviato le trattative per un pied-a-terre a Parigi, ma l’accordo non è ancora stato chiuso perché il venditore ha bisogno di più tempo. Suydam non potrebbe essere più felice. “Ogni punto che l’euro perde, io risparmio. Non avere chiuso l’affare mi ha fatto risparmiare molto”, ha raccontato la sessantaduenne assistente di volo in pensione. Lo scorso autunno, quando si è accordata per il pagamento di 690 mila euro per il monolocale di 34 metri quadrati nel settimo arrondissement, il costo in dollari era intorno a 870 mila. Oggi è circa 760 mila dollari, anche se Suydam ha già versato una caparra del 10% e ha cambiato alcuni euro a un tasso leggermente più elevato, progetta di concludere alla fine del mese.

Per gli americani che hanno sempre sognato una fuga in Europa, il crollo dell’euro è la svolta. Dal minimo dello scorso anno ad oggi, il dollaro si è rafforzato del 26% sull’euro. L’ultima volta che è successo era il 2003. “L’opinione generale è che per la fine dell’anno il cambio euro-dollaro sarà a 1,10, ma molti credono che il dollaro potrebbe essere anche più forte”, ha riferito Daragh Maher, Fx strategist presso Hsbc a Londra. E si consideri che al momento della pubblicazione, un euro valeva 1,10 dollari.

Gli agenti immobiliari a Parigi, in Toscana e a Barcellona hanno riferito di essere stati sommersi di chiamate ed email di cittadini statunitensi da gennaio. Sotheby’s International Realty in Francia e a Monaco, attualmente, ha tra il 30% e il 35% di clienti americani in più rispetto al 2012 e al 2013, ha fatto sapere il ceo Alexander Kraft, aggiungendo che tra il crollo dei prezzi e lo scivolone dell’euro, a Parigi gli americani ora riescono a pagare il 40% in meno rispetto al 2012. Ecco una panoramica sulla ripercussione del tasso di cambio in tre popolari location da seconda residenza scelte dagli americani.

BARCELLONA. Lane Auten ha il fiuto per gli affari. Tra il 2010 e il 2012 ha gestito un portafoglio di beni immobiliari nella San Francisco Bay Area. Tre anni fa, ritenendo che con le ville unifamiliari statunitensi “il rendimento non fosse più interessante”, ha traslocato a Barcellona con la moglie spagnola Nieves Prieto, una regista di documentari. Ha creato un nuovo gruppo che compra, ristruttura e rivende appartamenti di lusso nella città. Sette mesi fa, insieme ad altri tre investitori, ha trovato un edificio storico nel quartiere gotico. La sua quota personale era di 1,2 milioni di euro, circa 1,62 milioni di dollari al tasso di cambio della scorsa estate ma quando ha concluso, a febbraio, ha pagato circa 1,35 milioni di dollari. “Era già un buon affare all’inizio quando l’abbiamo trovato, e sta andando ancora meglio da allora”, ha commentato Auten. Inoltre, l’euro debole è stato una benedizione anche per la sua abitazione. Due anni fa avevano affittato un bilocale a Gracia, un quartiere di moda, per 2.000 euro al mese, ovvero intorno a 2.650 dollari con il tasso di cambio di allora, ma oggi pagano circa 2.200 dollari al mese. Con l’abbassamento dei costi, la coppia ha deciso di prendere spazio supplementare per gli ospiti e a gennaio ha affittato un monolocale con un ampio terrazzo sopra il loro per 1.000 euro al mese, ovvero 1.100 dollari.

Alex Vaughan, socio fondatore di Lucas Fox che tratta residenze di lusso in Spagna e Portogallo, ha fatto sapere che gli americani tradizionalmente costituivano appena l’1-2% della sua clientela, ma lo scorso anno quel dato è cresciuto al 5% e continua ad aumentare. Lo scorso autunno, anche Engel & Völkers, un’agenzia immobiliare di lusso di Amburgo che punta sulla clientela internazionale, ha aperto un ufficio a Madrid che progetta di dotare di più di 200 venditori multilingue, e due anni fa la società aveva aperto una filiale delle stesse dimensioni a Barcellona. L’obiettivo è assimilare la ricerca di un’abitazione al processo tipico del mercato statunitense, ha spiegato il socio amministrativo Philipp Niemann. “Siamo preparati agli acquirenti con i bigliettoni verdi”, ha aggiunto.

PARIGI. Amanda e Michael Drinnan, che vivono nella San Francisco Bay Area, hanno da tempo un pied-a-terre a Parigi, ma lo scorso autunno hanno deciso di cercare un appartamento più ampio in una zona più centrale. Hanno trovato un monolocale con i soffitti alti nella zona di moda di Marais per 785.000 euro, all’epoca circa 980.000 dollari, e hanno iniziato le trattative a novembre. Stanno progettando di chiudere a metà aprile e al tasso di cambio odierno pagherebbero circa 864.000 dollari. Questi conti spiegano perché “la nostra posta sta esplodendo di potenziali proposte di acquisto”, ha commentato Miranda Bothe, fondatrice di Paris Property Group, un’agenzia immobiliare che serve gli stranieri compresi i Drinnan e Suydam. “I media sostengono che sarà uno a uno”, ha affermato Bothe, riferendosi al pareggio del tasso di cambio. “Pertanto la gente capisce che se cerca ora potrebbe chiudere proprio al momento giusto”. A Parigi, le tempistiche classiche per la chiusura di un affare sono tra i due e i tre mesi, ha aggiunto Bothe.

Dopo aver latitato nel periodo che ha seguito il 2008 lo scorso anno gli acquirenti americani di fascia alta erano già tornati, ha commentato Charles Marie Jottras, presidente di Daniel-Feau/Christie’s International Real Estate. Lo scorso anno hanno rappresentato il 19% dei compratori stranieri della società in Francia, in rialzo dal 14% del 2010, ha aggiunto Jottras. L’incremento di acquirenti americani per le proprietà di lusso di Parigi sotto i due milioni di euro è parzialmente dovuto al fatto che questo segmento sta vendendo al 15% in meno in euro rispetto al 2012, ha spiegato Marie. Combinando il nuovo tasso di cambio, gli americani si ritrovano un elevato sconto. Inoltre ci sono più possibilità di scelta: l’offerta di appartamenti di fascia più elevata è aumentata, ha riferito Kraft di Sotheby’s, parzialmente in reazione alle nuove tasse sul patrimonio e gli asset. Si pensi che, all’inizio di febbraio Susie Hollands, un’agente immobiliare di Vingt Paris, guidava per Parigi per mostrare le proprietà a un potenziale cliente che, tra un appartamento e l’altro, controllava sul telefono, insieme al proprio consulente fiscale, le ultime decisioni della Bce e quanto avrebbero potuto influenzare il tasso di cambio.

TOSCANA. Gli agenti immobiliari riportano un aumento delle richieste da parte della clientela americana da gennaio, ma fanno presente che alcuni clienti esprimono delle perplessità. Mike Braunholtz, direttore vendite di Prestige Property Group, un promotore immobiliare europeo con sede nel Dorset, ha spiegato che alcuni clienti temono che se la Grecia lasciasse l’euro la valuta potrebbe colare a picco, danneggiando il valore delle proprietà europee sul lungo periodo. Altri hanno paura di comprare troppo presto e perdere lo sconto che potrebbe garantire un’ulteriore discesa dell’euro. Inoltre John Jonk, responsabile vendite di International Realty in Italy di Sotheby’s, ha aggiunto che alcuni americano stanno studiando dei sistemi per proteggere i propri investimenti. “Lo scorso anno all’inizio dell’autunno ho venduto una bellissima casa a un cliente di New York. Prevedeva che il dollaro sarebbe arrivato alla parità, quindi si è coperto” finanziando l’acquisto parzialmente in contanti e in parte con un mutuo nominato in euro, ha riferito Jonk. In questo modo ha bloccato il tasso di cambio con la tranche in contanti. Se l’euro in futuro scenderà ulteriormente, progetta di estinguere il saldo del prestito.

Ma il dollaro forte potrebbe anche lavorare contro gli americani che intendono vendere le proprietà europee, se dovranno cambiare gli euro in dollari. Nel 1995, Jerry Stafford ha comprato un “vecchio fienile” in Toscana insieme alla moglie italiana, Anna Duzzi, una professionista del settore del moda in pensione. Hanno passato anni a ristrutturarlo per farlo diventare una tenuta da 5.500 piedi quadrati con i muri di pietra e poi l’hanno messo sul mercato nel 2011 a 3,5 milioni di euro, circa 4,6 milioni di dollari all’epoca. Oggi chiedono 2,6 milioni di euro, ovvero 2,9 milioni di dollari circa. Tuttavia Marta Romolini, co-fondatrice di Romolini Immobiliare, affiliata a Christie’s International Real Estate in Toscana, afferma: “Non abbiamo subìto l’enorme calo di prezzi che hanno avuto altri paesi nel 2008”. Al contrario i proprietari sono rimasti fermi sui prezzi, causando l’aumento dell’offerta e i prezzi, infine, hanno iniziato a calare negli ultimi due anni, in alcuni casi fino al 50%, ha spiegato Romolini. I nuovi prezzi, insieme al tasso di cambio, stanno iniziando ora ad attirare nuovamente gli americani in un mercato che dalla crisi finanziaria avevano evitato, ha riportato Valerie Bottazzi, proprietaria di Tuscany Real Estate. L’incertezza sull’euro ha ostacolato i tentativi di vendere la sua proprietà, ha ammesso Stafford, che si occupa di ricerca di mercato nel settore. Tuttavia, non si pente neanche lontanamente di essersi trasferito in Toscana. “Ho la qualità di vita migliore al mondo”, ha affermato.

 

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